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Morto Kalashnikov, inventore del AK-47. “Rimorsi? Il sangue è solo colpa dei politici”

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STRONGMOSCA/STRONG – E’ morto Mikhail Kalashnikov, l’inventore del celebre fucile d’assalto prodotto in Russia. Ne danno notizia le agenzie russe citando il suo assistente. Kalashnikov, 94 anni, aveva smesso di lavorare un anno fa per problemi di salute, soprattutto cardiaci. Se n’è andato in un ospedale di Izhevsk, capitale della Repubblica di Udmurtia, dove viveva. PLa sigla che contrassegna l’arma che lo consegna alla storia, l’AK-47, riassume caratteristiche, paternità e primo anno di fabbricazione: AK-47, “Avtomat Kalashnikov”, 1947. I punti di forza di quel fucile: poteva sparare a colpo singolo o, spostando un selettore, come una mitragliatrice, compatto, adattabile alla produzione su larga scala, semplice da produrre, facile da pulire e mantenere./PPDa allora in poi, quel fucile è diventato l’arma preferita di guerriglieri, terroristi, adottato da circa 80 eserciti, immortalato nei filmati autoprodotti di Bin Laden come nelle musiche di Goran Bregovic per il cinema di Emir Kusturica. Attualmente, si stima che siano 100 milioni gli esemplari di AK-47 sparsi per il mondo. /PPDi fronte al successo della sua letale invenzione, Kalashnikov per lungo tempo ha negato di provare alcun rimorso, mai sentito alcun senso di colpa. Perché altri sono i responsabili del sangue versato a colpi di AK-47. “Dormo bene – aveva detto ancora nel 2007 -. E’ solo dei politici la colpa di non riuscire a trovare un accordo e invece di fare ricorso alla violenza”./PPPoi, nel 2009, in occasione del 90mo compleanno, Kalashnikov aveva fatto una mezza ammissione: “Ho costruito armi con lo scopo di difendere la nostra società. Certo, non fa piacere vedere come ogni sorta di criminale usi le mie armi. E certamente ho rimpianti, come tutti. Ma posso dirvi una cosa: potessi tornare indietro, non vivrei diversamente”. BRParole semplici, come la semplicità del meccanismo che ha fatto di quel fucile l’arma più diffusa e conosciuta del mondo. E che ha reso Mikhail Kalashnikov uno dei personaggi più decorati di Russia, senza trarne quasi alcun beneficio finanziario. Tra l’altro, ancor prima della morte del suo inventore, l’AK-47 è sfuggito a qualsiasi controllo. “La metà, se non di più, dei fucili prodotti sono ormai fabbricati di contrabbando”, aveva amaramente commentato lo stesso Kalashnikov.  /PPLaconico il figlio Viktor: “Avremmo potuto diventare milionari, come l’americano che ha inventato l’M-16, Eugene Stoner, che incassa un dollaro su ogni fucile venduto. Ma il sistema russo non ce lo ha permesso”. Perché la Russia, grande esportatrice di armi, non ha permesso a Kalashnikov di brevettare la sua invenzione e di conservarne la “proprietà intellettuale”. Tanto è vero che sotto il marchio “Kalashnikov” oggi vengono commercializzati anche ombrelli, coltelli, occhiali e persino automobili. Anche un tipo di vodka, proprio la preferita di Mikhail./PPUltimi colpo di coda di una storia, quella di Mikhail Kalashnikov, che non poteva non intrecciarsi, anche tragicamente, con la vicenda della Rivoluzione d’Ottobre e la parabola dell’Unione Sovietica. La sua giovinezza, trascorsa in un piccolo villaggio della Siberia, fu marchiata il 10 novembre del 1919. Quando la sua famiglia di “kulaki”, contadini “ricchi” secondo il regime comunista, fu deportata. /PPMikhail aveva undici anni. Uno dei suoi fratelli finì in un gulag. Malgrado questo, nel 2000 Kalashnikov si disse colpito dalla dissoluzione dell’Urss e non esitò a difendere il sistema comunista, “dove non tutto era poi così cattivo”./PPQuel fucile, l’AK-47, avrebbe garantito il riscatto di Mikhail e la sua ascesa da eroe nelle grazie del regime. Ferito nel corso dei primi combattimenti contro i nazisti nel 1941, Kalashnikov venne evacuato e da quel momento iniziò a mettere a punto il fucile che il mondo conoscerà come AK-47, “estremamente semplice, fatto per un soldato privo di diploma”. Paradossalmente ispirato al fucile d’assalto tedesco StG 44, usato dai nazisti dal 1942./PPIn uno dei suoi libri, Kalashnikov rivelò che le armi automatiche erano state bandite dall’Armata Rossa alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale per ordine di un viceministro della Difesa che nessuno aveva osato contraddire. Proprio quella rinuncia avrebbe spiegato, secondo l’inventore, le prime enormi perdite subite dai russi sotto i colpi dell’offensiva nazista a Est./PPGrazie all’invenzione del AK-47, Mikhail Kalashnikov si elevò fino al grado di generale e delegato ai congressi del Partito Comunista sovietico. Scalata accompagnata dal rigoroso silenzio, mantenuto anche in ambito familiare, su “terribili segreti”. Finché non arrivarono Mikhail Gorbaciov e la suaOAS_RICH(‘Bottom’); Perestroika, la “riforma” che innescò la fine dell’Urss. Quando Kalashnikov aveva ormai conquistato il “rispetto” di tutti i più grandi specialisti del settore./PPQuello di Uzi Gal, ad esempio, l’israeliano inventore della mitraglietta “Uzi”. Che, prima di morire, nel 2002, rivelò a Kalashnikov una verità sino ad allora inconfessabile: “Siete il più ineguagliabile e competente costruttore di armi”.  /P
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